Rivista Anarchica Online


Carlo Cafiero

Carlo Cafiero internazionalista
di Franco Schirone

 

Un saggio, di Gianni Bosio, su Carlo Cafiero affronta l’ultimo drammatico atto della vita del rivoluzionario pugliese.

I conti con i fatti. Saggi su Carlo Cafiero, Luigi Musini, l’occupazione delle fabbriche. È il titolo di un libro ultimamente edito dalla Odradek che ripropone tre scritti di Gianni Bosio, per l’occasione curati da Cesare Bermani il cui apporto è dato anche da due interventi: l’uno dedicato ad una essenziale biografia di Bosio, l’altro è una utile nota ai testi riproposti per ricordare le fonti che per prime hanno accolto e diffuso, tra il 1949 e il 1970, le ricerche di un intellettuale scomodo.
La metà del libro è dedicata ad un personaggio storico dell’anarchismo, Carlo Cafiero, che assieme ad Errico Malatesta, Michele Bakunin, Giuseppe Fanelli (per citarne solo alcuni) è stato tra i promotori della nascita del movimento anarchico nel nostro paese nella seconda metà dell’ottocento. La seconda parte, una biografia su Luigi Musini, vuole raccontare e far conoscere un personaggio che da Garibaldi approda all’idea di socialismo, una scelta non certo rara tra i seguaci dell’eroe dei due mondi e dei repubblicani federalisti in genere: non a caso proprio tra questi ultimi traggono linfa i primi gruppi dell’Internazionale. La terza e ultima parte del libro, dal significativo titolo L’occupazione delle fabbriche e i gruppi dirigenti e di pressione del movimento operaio, rappresenta un importante saggio sulla posizione assunta dai differenti movimenti politici e sindacali rispetto ad una fase storica culminata con l’occupazione delle fabbriche nel settembre 1920: FIOM, ordinovisti, bordighisti, massimalisti unitari, socialdemocratici e, infine, un’Appendice sugli anarchici, degna di nota in quanto all’epoca non erano molti i saggi sulla storia dell’anarchismo. Per motivi che tutti sappiamo!

Ritorno in Italia

Col saggio su Carlo Cafiero, Gianni Bosio affronta l’ultimo drammatico atto della vita del rivoluzionario pugliese, dal suo ritorno in Italia nel 1882 fino alla morte avvenuta dieci anni dopo nel 1892, dall’inizio della sua malattia al peregrinare nei manicomi. Un peregrinare che Bosio segue passo dopo passo, raccogliendo la documentazione inerente i ricoveri di Cafiero nei vari istituti, la notizia utile celata tra le righe della corrispondenza tra medici e poliziotti, i tentativi continui dei compagni di Cafiero per strapparlo dai tentacoli della degenza coatta. In questo lavoro di Gianni Bosio non è però presente una biografia di Carlo Cafiero (1), né troveremo elementi, seppur minimi, per inquadrare il personaggio complessivamente nella sua vita politica, nella sua azione rivoluzionaria, nella sua dedizione totale per la causa dell’emancipazione sociale del popolo lavoratore. Il lavoro di Bosio parte subito con una, pur discutibile, affermazione: un Cafiero che nel 1882 si riaccosta all’indirizzo marxista, un tema che all’epoca è stato oggetto di discussione tra Bosio stesso e Pier Carlo Masini alle cui tesi rimandiamo i lettori del libro che vorranno approfondire il tema (2). Alcune biografie su Carlo Cafiero sono, in passato, state scritte e ne ricordiamo alcune tra gli autori più significativi: Antonio Lucarelli (3), Guglielmo Schiralli (4) e soprattutto, ad oggi, la più organica opera biografica elaborata da Pier Carlo Masini (5), opera ormai introvabile (nel 1998 l’autore aveva in cantiere una nuova edizione riveduta e corretta). I cenni biografici che in questa sede vogliamo ricordare sono ripresi da varie fonti conosciute e soprattutto dalla voce Cafiero del Dizionario Biografico degli Italiani (6).
Carlo Cafiero nasce a Barletta (Bari) l’1 settembre 1846 da una facoltosa famiglia di possidenti terrieri che commerciano in grani. Segue gli studi prima nel seminario di Molfetta (lo stesso che ha frequentato Emilio Covelli (7) che nel tempo sarà compagno d’idee e di sventura del Cafiero) e una volta terminati decide di non continuare la carriera ecclesiastica; a 18 anni è a Napoli dove frequenta la facoltà laureandosi in giurisprudenza. Alla morte del padre eredita un notevole patrimonio e si trasferisce a Firenze, allora capitale del regno, per intraprendere la carriera diplomatica.
Nel 1870 si reca prima in Francia e poi a Londra dove i contatti culturali e la diretta conoscenza delle condizioni dei lavoratori in una società industriale lo avvicinano alle idee socialiste dell’Internazionale (Associazione Internazionale dei Lavoratori). È nella capitale inglese che entra in contatto con Engels, all’epoca (1871) incaricato di tenere i rapporti dell’Internazionale con l’Italia (8); sarà lo stesso Engels ad affidare a Cafiero la duplice missione: quella di coordinare in Italia le fila dell’AIT e quella di contrastare, nel movimento operaio italiano, l’influenza di Mazzini e Bakunin.
Carlo Cafiero si trasferisce a Napoli per stabilire i rapporti con la sezione dell’Internazionale (9) e ricollegare gli elementi migliori del gruppo partenopeo (tra questi vi è Carmelo Palladino, studente pugliese trapiantato a Napoli) ma il lavoro organizzativo viene improvvisamente interrotto in agosto allorché l’autorità scioglie la sezione con decreto prefettizio, arrestando Cafiero e i suoi compagni. Nel novembre 1871 partecipa a Roma al XII congresso delle Società Operaie italiane dove guida la piccola minoranza di opposizione alla maggioranza mazziniana portando avanti le tesi dell’Internazionale.

Da Marx e Engels a Bakunin

Collabora al foglio La Campana di Napoli e resta sempre in contatto con Engels anche se i rapporti tra la Sezione napoletana e il Consiglio Generale di Londra cominciano a guastarsi. Cafiero infatti si sposta sulle posizioni di Bakunin e del gruppo napoletano e successivamente all’incontro col grande rivoluzionario russo aderisce completamente alle sue teorie: da qui la rottura con Engels, chiarita con una lunga lettera in cui Carlo Cafiero espone, per la prima volta, il suo orientamento anarchico.
Intanto da tempo in Italia si parla di un congresso che raccolga tutte le forze democratiche di estrema sinistra (dai neonati Fasci Operai ai Circoli del Libero Pensiero, ai Razionalisti, agli Internazionalisti), una iniziativa patrocinata da Giuseppe Garibaldi che viene a coordinarsi e coincidere con la riunione di fondazione della Federazione Italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori che si svolge a Rimini nel 1872 (10). Cafiero è il presidente di questa conferenza oltre ad esserne il maggior ispiratore, Andrea Costa ne è il segretario. Tra le risoluzioni che la conferenza adotta la più importante è quella che proclama la rottura con il Consiglio Generale di Londra, controllato da Marx ed Engels. Questi ultimi organizzano all’Aja un congresso in cui viene decisa l’espulsione di Bakunin e Guillaume oltre alla condanna dei dissidenti: Cafiero si reca all’Aja e da quel momento diviene un intransigente fautore della scissione. Torna infatti in Svizzera dove incontra Bakunin e insieme partecipano al congresso internazionale di Saint-Imièr dove viene costituita l’Internazionale Antiautoritaria (settembre 1872).
Con Costa, Fanelli, Malatesta e Nabruzzi fa parte di una organizzazione segreta (l’Alleanza Internazionale) promossa da Bakunin fra pochissime persone in stretti rapporti tra loro, con speciali statuti e compiti cospirativi. Nel 1873 viene ancora arrestato e nello stesso anno in Svizzera compra “La Baronata”, una villa nei pressi di Bellinzona e un po’ fuori mano, allo scopo di raccogliere e dare ospitalità ai rivoluzionari di tutta Europa (11). Ma lo sperpero di forti somme da parte del russo minano i rapporti tra i due (rapporti che saranno ripresi più avanti) e la vicenda si intreccia anche con la preparazione dei moti rivoluzionari in Italia nel 1874 (Bologna, Toscana, Puglia) che vede Cafiero partecipare con contributi finanziari e impegno in prima persona (12). Dopo il fallimento dei moti Carlo Cafiero è in Russia dove sposa Olimpia Kutusov per sottrarla alle persecuzioni zariste, fa poi ritorno in Svizzera e, nel 1875 è in Italia da dove collabora col Bollettino della Federazione Giurassiana con corrispondenze sulla situazione sociale.
Dal 1876 l’attività dell’Internazionale riprende forza e vengono svolti alcuni congressi tra cui quello nazionale di Firenze che, in verità, si svolge in modo itinerante e in aperta campagna a causa delle misure repressive delle autorità. Grande è l’apporto del Cafiero che contribuisce ad orientare il movimento verso la cosiddetta “propaganda del fatto”: una serie di azioni dimostrative esemplari, capaci di attirare, indipendentemente dal loro successo, l’attenzione dell’opinione pubblica sul programma dell’Internazionale.

Il Matese

Contribuisce a organizzare e a partecipare al moto insurrezionale del Matese (13) nel 1877 che fallisce e tutto il gruppo di rivoltosi viene arrestato. In carcere a Benevento traduce dal francese e compendia il primo libro del Capitale di Carlo Marx (14). Nel 1878 viene celebrato il processo (15) e Cafiero, difeso dal giovane avvocato Francesco Saverio Merlino, pronuncia una accalorata autodifesa politica in cui illustra il significato dei termini Comunismo e Anarchia, programma degli insorti, intendendo per Comunismo non distribuzione di proprietà da privati a privati ma messa in comune e uso collettivo dei beni e dei capitali nell’ambito di una federazione universale delle associazioni produttrici, e per Anarchia l’opposto di gerarchia, di centralizzazione e di violenza, …uno stato verso cui tutta l’umanità s’incammina.
Al processo Cafiero e compagni vengono tutti liberati, in parte per assoluzione, in parte per amnistia. Lascia l’Italia per la Francia dove partecipa a quel movimento poiché in Italia la situazione è difficile dopo l’attentato di G. Passannante (16), tanto più che è in corso una dura repressione contro l’Internazionale ormai messa fuori legge. Espulso dalla Francia si reca con Malatesta in Svizzera dove è già presente un gruppo di esuli. Scrive il saggio Rivoluzione che rappresenta il suo più organico e importante lavoro teorico ed è stampato su La Revolution Sociale (febbraio-luglio 1881), partecipa al congresso della Federazione del Jura dove pronuncia il discorso su Anarchia e Comunismo più volte ristampato. Presiede i lavori del congresso della Federazione socialista dell’Alta Italia (Chiasso, dicembre 1880) sostenendo una linea contraria alla partecipazione alle elezioni sia politiche che amministrative. In Italia intanto si rafforzano le tendenze favorevoli alla partecipazione alle elezioni che trovano il loro punto di riferimento in A. Costa che dal 1879 si è avviato al superamento della tattica insurrezionale: contro A. Costa si leva Cafiero con una veemente lettera pubblicata sul giornale Il Grido del Popolo.
Nel settembre 1881 viene arrestato in Svizzera; rimesso in libertà si trasferisce a Londra, inverno 1881-82, dove si incontra con Malatesta, Ceccarelli e Kropotkin. In questa fase londinese comincia ad accusare disturbi cerebrali e mentali che hanno riflessi sul suo comportamento. Aggredito dalla malattia è preso da mania di persecuzione, vede il telefono (da poco introdotto) come un mezzo per intercettare i suoi colloqui con i compagni (in verità già in America il telefono è stato usato per fini di spionaggio contro i circoli operai).

Adesione alla tattica elettorale

Nella primavera (1882) rientra in Italia e annuncia, fra la sorpresa generale, la sua adesione alla tattica elettorale, assicurando di essere pienamente favorevole all’impegno elettorale, ancor più dei suoi interlocutori (O. Gnocchi Viani e la redazione de “La Plebe”). In aprile viene arrestato per l’ennesima volta a Milano, in carcere si verifica il suo primo tentativo di suicidio (o di salasso?). Prosciolto, viene accompagnato al valico di frontiera di Chiasso ma, per le sue peggiorate condizioni psichiche, vaga alla ricerca di un alloggio negato a causa delle sue condizioni pietose sia nelle vesti che nel portamento. Questa volta tenta il suicidio tagliandosi la gola col vetro dei suoi occhiali: in suo aiuto accorre l’amico Bellerio che lo ricovera nella sua casa, alterna periodi di agitazione e depressione mentre politicamente è quasi inerte. Durante le elezioni politiche del 1882 viene portato come candidato-protesta a Corato, Firenze, Torino e altri collegi ma declina in favore di altri candidati-protesta. Nel 1883 improvvisamente va a Firenze e alloggia a Fiesole (17): poco dopo esce furtivamente di casa e viene trovato nudo sui monti. È completamente pazzo e viene ricoverato nel manicomio di San Bonifacio. Nel corso della sua lunga degenza si abbandona a una serie di stranezze e vaneggiamenti politico-religiosi, che in parte si riallacciano alla sua visione rivoluzionaria del mondo e in parte alle sue inclinazioni di mistico e di asceta.
Muore a Nocera Inferiore il 17 luglio 1892 all’età di 45 anni. Dopo la sua morte si diffonde nel movimento anarchico e in quello socialista il culto della sua memoria: di lui si interessano scrittori, poeti, pittori ma soprattutto viene ricordato e umilmente venerato negli ambienti popolari, per l’esempio di dedizione materiale e morale che l’uomo ha dato nei dodici anni in cui la sua esistenza si è consumata attraverso le travagliate vicende della Prima Internazionale in Italia (18).

Franco Schirone

note:

1. Una biografia di C. Cafiero a cura di Gianni Bosio la troviamo invece in Carlo Cafiero. Rivoluzione per la Rivoluzione, La nuova sinistra, Samonà e Savelli, Roma, 1970, pp. 122, raccolta di scritti a cura e con introduzione di Gianni Bosio, in appendice bibliografia degli scritti. G. Bosio e P. C. Masini sono i curatori di una Bibliografia generale di Carlo Cafiero, in «Movimento Operaio», 1951, a III, n. 17-18, pp. 701-710 che alla luce delle successive ricerche è certamente un lavoro da rivedere. Un altro volumetto di Cafiero, Anarchia e Comunismo. E altri scritti, è stato stampato (in forma autoprodotta e in tiratura limitata) da Ed. Autogestione, s. d. e s. l. di s. (ma Milano, 1972), pp. 86. Nel 1972 viene stampato Dossier Cafiero, a cura di G. C. Maffei, bibl. Max Nettlau, Bergamo, con presentazione di P. C. Masini: si tratta di un manoscritto di C. Cafiero rinvenuto tra altri documenti in un “dossier” istituito dalla polizia elvetica e intestato al rivoluzionario pugliese.
2. Cfr P. C. Masini, Carlo Cafiero e una controversia intorno alla sua ultima posizione politica, in «Volontà», n. 8-9, 1947
3. A. Lucarelli, Carlo Cafiero. Saggio di una storia documentata del socialismo, Vecchi e c. editori, Trani, 1947, pp 110
4. G. Schiralli, Note su Carlo Cafiero e altri scritti, a cura e con introduzione di Mario Spagnoletti, edipuglia, Bari, 1979, pp.116. La prima edizione è del 1892, Trani, Tip. Del Foro Tranese. Nel testo viene pubblicata anche una biografia di Emilio Covelli.
5. P. C. Masini, Cafiero, Rizzoli editore, Milano, 1974, pp. 422. L’interesse storiografico di Masini per Carlo Cafiero è sempre stato vivo fin dalla sua prima collaborazione al giornale anarchico «Il Libertario» (fondato a Milano da Mario Mantovani) dove vengono pubblicati due suoi interventi: Pisacane e Cafiero («Il Libertario», 23.07.1946, a II, n. 47), Per il centenario della nascita di C. Cafiero. Note sparse («Il Libertario», a II, 1946, n. 50, 51, 52, 53). Degno di nota anche la prima conferenza che P. C. Masini anarchico tiene a Empoli il 30.03.1947 nella sede dell’Università Popolare, sul tema Carlo Cafiero pioniere del Movimento Operaio.
6. Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. XVI, dic. 1973, alla voce «Cafiero», pp. 273-279, voce curata da P. C. Masini.
7. E. Covelli, Trani 15 agosto 1846-1915. Internazionalista pugliese, collabora nel 1871, con Cafiero, Palladino, Gambuzzi, Malatesta e A. Tucci al giornale napoletano «La Campana»; in seguito, nel 1877, è redattore a Napoli del foglio «L’Anarchia» (Programma degli insorti di Letino) e infine fonda a Ginevra, nel 1881, «I Malfattori», rivista di dibattito teorico su cui scrive anche il Cafiero. Dal 1885 Emilio Covelli viene ricoverato nel manicomio di Como e da questo momento la sua vita si trascinerà miseramente tra un manicomio e l’altro, per trent’anni. Per una biografia di E.C. cfr: G. Schiralli, Note su Carlo Cafiero e altri scritti…, op. cit.; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta, Rizzoli, Milano, 1969; P. C. Masini, «Volontà», marzo 1947; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1, tomo 1 e 2, C.P. editrice, Firenze 1972, 1976.
8. Per una più ampia conoscenza dell’Internazionale in Italia vedi La Federazione Italiana della Associazione Internazionale dei Lavoratori. Atti Ufficiali 1871-1880, a cura di P. C. Masini, Milano, ed. «Avanti», 1963 (ma 1964).
9. La sezione napoletana viene ricostituita nel dicembre 1871 con un programma di chiara ispirazione bakuniniana.
10. Per una storia documentata sullo storico convegno di Rimini, cfr. il numero speciale di «Volontà», n. 5, 1972, Numero speciale per il centenario della Conferenza di Rimini (4-6 agosto 1872).
11. Uno dei maggiori romanzieri italiani, Riccardo Bacchelli, nel suo famoso libro Il diavolo al Pontelungo rievoca fantasiosamente le vicende della “Baronata”.
12. Sui moti del 1874 cfr Autodifese di militanti operai e democratici italiani davanti ai Tribunali, a cura di Stefano Merli, Edizioni Avanti!, 1958, pp. 13 e seg.
13. Cfr il primo organico lavoro storiografico curato da P. C. Masini, Gli Internazionalisti. La Banda del Matese,1876-1878, Milano, ed. «Avanti», 1958; dello stesso autore, Nuovi documenti sulla Banda del Matese, in «Volontà», 1964, a. XVII, n. 3, pp. 141-148
14. La prima edizione de Il Capitale compendiato, di Carlo Cafiero, viene stampato dall’editore Bignami, nella biblioteca socialista, nel 1879. Nei seguenti 120 anni sarà l’opera di Cafiero in assoluto la più ristampata. Qualche esempio: Il Capitale di Carlo Marx brevemente compendiato. Con cenni biografici e appendice di James Guillaume, seconda edizione, Ist. Edit. «Il Pensiero», Firenze 1913, pp.170; Marx, Il Capitale compendiato da C. Cafiero, Libreria dell’800 editrice, Roma 1945, pp. 118; Compendio del Capitale, a cura di Giulio Trevisani, Universale Economica n. 51, Milano 1950, pp. 121; Compendio del Capitale, La Nuova Sinistra, Roma 1970, pp. 102; Compendio del Capitale, a cura di Luca Michelini, ed. Demetra, Bussolengo (Vr) 1996, pp.124.
15. Il testo della requisitoria al processo di Benevento, minuziosa ricostruzione dei preparativi, dei ruoli, della spedizione e del tentativo insurrezionale nel Matese, è integralmente riportata in Eugenio Forni, L’Internazionale e lo Stato. Studi Sociali, Napoli, Tipografia degli Accantoncelli, 1878, pp. 394-452. Eugenio Forni è il Pubblico Ministero al processo di Benevento contro Cafiero e compagni per i fatti del Matese.
16. Su Giovanni Passannante vedi: Giuseppe Porcaro, Processo a un anarchico a Napoli nel 1878, Ed. del Delfino, Napoli, 1975, pp.192 e la più recente monumentale opera di Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante. La vita, l’attentato, la condanna a morte, la grazia ‘regale’ e gli anni di galera del cuoco lucano che nel 1878 ruppe l’incantesimo monarchico, ed. Galzerano, Casalvelino Scalo, 1997, pp.634
17. Utile rileggersi il capitolo XX, La follia, dell’op. cit. di P. C. Masini Cafiero, pag. 333 e seg. in cui l’autore, a seguito di ricerche, trova un antico legame tra la città toscana e Carlo Cafiero; il capitolo risulta interessante anche per le ipotesi avanzate sulla malattia e sui “comportamenti” del Cafiero.
18. Un risveglio d’interesse sul personaggio è dato anche da un articolo apparso sulla rivista «Cinema Nuovo», a II, n. 45, ottobre 1954, Per un film su Cafiero, articolo di P. C. Masini e Ugo Ronfani.